La giuria composta da Gabriela Podda, Liliana Rampello, Giuseppe Ierolli, Patrizia Mureddu e Alessandra Ghiani ha espresso la seguente motivazione per l’assegnazione del secondo posto alla lettera scritta da Grazia Ledda:
Una lettera all’amica Jane da parte di Martha, una ragazza con una salute delicata, alla Fanny Price o alla Anne de Bourgh, che stenta a inserirsi in società. Lettera garbata e insieme frizzante, con immagini vivide di una vita di campagna un po’ noiosa, con le immancabili visite del vicario con un figlio un po’ vivace e la prospettiva di un probabile rovescio di fortuna che potrebbe causare la rinuncia “alla seconda cuoca e al terzo stalliere”.
La lettera
Mia cara Jane,
L’angoscia – come al solito – mi attanaglia. Questa è solo l’ultima delle innumerevoli serate passate a scrutare la fine del viale, mentre aspetto sotto gli occhi della mia cara zia che una missiva in grado di cambiare la mia fortuna arrivi fino alla nostra umile dimora. Riesci a crederci, Jane? Presto dovremo rinunciare alla seconda cuoca, e al terzo stalliere, e persino alla singola cameriera che si occupa esclusivamente di cambiare i sottovasi delle peonie.
Mi dirai che è troppo presto per preoccuparsi: ma la verità è che è passato fin troppo tempo dall’ultima volta che ho avuto l’ardire di mostrare il mio volto a un qualsiasi evento sociale, e come converrai, purtroppo non c’è modo di colmare il divario tra me e tutte le altre signorine che hanno invece trovato il modo di esporsi in vetrina con ottimi risultati. I nostri vicini di casa (ti ricorderai della gentilissima Mrs. Galloway e quel modo distinto che ha di sorriderti come sorrideresti a un passero con un’ala rotta) non perdono occasione di farmi presente come la loro bellissima e bravissima figlia abbia già lasciato il nido per spiegare le ali e migrare verso lidi più caldi. Poco importa che io odi la sabbia, e il mare, e la mia costituzione sia troppo cagionevole per sopportare il sole mediterraneo.
La mia costituzione! Se c’è un vero colpevole qua è lei, debole e incostante come è. Jane, capisci bene che ci sono delle cose che una persona come me non può permettersi di fare. La zia ama ricordarmelo continuamente, compatendo la mia situazione, e mi sento in dovere di darle ragione. Appena mezz’ora di giardinaggio mi lascia spossata e sull’orlo di uno svenimento; per quanto io ci provi non riesco a reggere gli aspri ritmi del lavoro manuale, figuriamoci quelli della nostra società. E pensa che tra poco dovrò persino cambiare i sottovasi da sola.
Giusto ieri ho fatto cadere una tazza da tè. Mi è scivolata dalle dita davanti ai nostri ospiti: il vicario, e sua moglie, e il loro figlio più piccolo che in un fulgido esempio di amore cristiano ha passato tutto il suo tempo a tirare la coda al povero gatto. Non so proprio come possa essere successo. È possibile che dopo l’ennesimo, sottile riferimento ai miei prospetti futuri la mia mano abbia semplicemente deciso di porre fine alla conversazione in un modo che non lasciava spazio ad altre invasioni della mia sfera personale.
Quando la cameriera è accorsa dopo aver sentito il rumore, la conversazione era già virata verso più simpatiche rotte: la moglie del vicario stava infatti elencando la solita lista di scuse affettate necessarie per una frettolosa ritirata. Non sono riuscita ad evitare che il loro dolce pargolo desse ulteriore fastidio al gatto sulla strada per la porta, ma perlomeno la loro permanenza è durata meno del previsto.
Se la loro dipartita ha lasciato i cocci del servizio buono, almeno il loro arrivo ha portato notizie che sono sicura potrai apprezzare: con la bella stagione si sono moltiplicate anche le scuse per le passeggiate intorno alla natura che ci circonda, e insieme ad esse la possibilità di scorgere con la coda nell’occhio uno sguardo o un gesto che lascia intendere più di quanto i malcapitati coinvolti vorrebbero. Ricordi la cara Elizabeth? Fino all’anno scorso la sua famiglia avrebbe fatto sciocchezze per farla sposare. A sentire la moglie del vicario, e il puntuale resoconto delle mie adorate cugine che tengono molto al rimanere al passo con le ultime voci, sembra proprio che quest’anno ci sia più di uno sposalizio imminente per la famiglia Bennet.
Per quanto mi riguarda, le auguro tutto il bene possibile, e un marito degno del suo nome – e a me auguro che siano talmente felici da risultare noiosi, così che non debba più evitare lo sguardo della zia ogni volta che verranno inevitabilmente nominati nei prossimi mesi.
Ma sto divagando. Si fa tardi, la candela è agli sgoccioli, e come ben sai non è opportuno che una signorina rimanga sveglia fino a tardi. La cara zia si schiarisce la voce da diversi minuti per ricordarmelo, ma non si ritirerà prima di me per paura che io rimanga incustodita. Toccherà a me farlo per prima, con l’ultimo dei tuoi manoscritti come lettura prima di andare a dormire. Sono sicura tu abbia già qualcosa che gioverebbe dell’attenzione di un altro paio di occhi dalla tua ultima lettera – e sono egoista abbastanza da ammettere che sono disposta a pregare perché quegli occhi siano i miei. Chi ha bisogno dei resoconti dell’alta società dei vicini invadenti quando la tua penna li scolpisce in intrighi ben più interessanti? Mi affido al tuo buon cuore: non saresti mai così crudele da negare alla tua più cara amica il finale della tua ultima storia. Aspetto con ansia un altro dei tuoi racconti.
Con amore,
Martha