La giuria composta da Gabriela Podda, Liliana Rampello, Giuseppe Ierolli, Patrizia Mureddu e Alessandra Ghiani ha espresso la seguente motivazione per l’assegnazione del primo posto alla lettera scritta da Gabriella Parisi:
L’idea, del tutto originale, che uno dei personaggi di Jane Austen (qui evocata con il nome, fittizio, di Mrs. Ashton Dennis) possa ribellarsi alla sorte assegnatagli dall’autrice è sviluppata con garbo e intelligenza. La lettera, scritta in buon italiano e con uno stile brioso e spigliato, rivela una notevole familiarità con l’intera produzione austeniana, e riesce a strappare più di un sorriso al complice lettore.
La lettera
A Mrs. Ashton Dennis
Cortese Mrs. Ashton Dennis,
Vi scrivo per inoltrare le mie rimostranze per essere stato l’unico protagonista maschile a cui avete assegnato un’eroina ancora tutta da plasmare.
In effetti, ne convengo, a molti uomini fa piacere trovare una ragazza carina che penda loro dalle labbra qualunque cosa dicano, con cui pavoneggiarsi delle loro conoscenze e a cui inculcare le proprie opinioni. Del resto, come avete messo ben in chiaro, una donna, se ha la disgrazia di sapere qualcosa, dovrebbe nasconderlo più che può.
È altresì vero che a qualcuno – come il sottoscritto – sarebbe piaciuta anche una giovane un po’ più determinata, che avesse già respinto una o più proposte di matrimonio. Qualche tempo fa ho sentito due miei colleghi – che voi conoscete benissimo: si tratta di Mr. Collins e di Mr. Elton – che si lagnavano del fatto che, pur essendo degli ottimi partiti per le donne a cui si erano proposti, erano stati rifiutati dalle vostre pupille, Miss Elizabeth Bennet e Miss Emma Woodhouse. Io, invece, fin da quando feci la sua conoscenza, fui certo che Miss Morland mi avrebbe accettato, pur conoscendomi a malapena.
Ma forse non mi ritenevate all’altezza del vostro amato Mr. Darcy o del capitano Wentworth, probabilmente perché sono un povero pastore, e supponevate che fosse il caso che educassi da solo e a mio piacimento la donna destinata a diventare mia moglie, come già fece il mio caro collega Mr. Edmund Bertram, che tuttavia ebbe la possibilità di farlo fin dall’infanzia della fanciulla, e senza alcuna intenzione di sposare – o così credeva lui, finché Voi non avete deciso altrimenti – la sua protetta (che, Vi ricordo, può fregiarsi a sua volta di aver rifiutato una vantaggiosa proposta di matrimonio).
Ma, per quanto mi lusinghi essere interpellato a fornire la mia opinione su faccende di varia natura, speravo proprio che non mi consideraste tanto vanesio da desiderare una moglie priva di carattere.
Poi, è anche naturale che Miss Morland fosse un po’ incerta, insicura, e non solo perché, a causa di tutti i romanzi gotici che le avete fatto leggere, aveva paura della sua stessa ombra, anche se era affascinata da tutte le abbazie e le follie, antiche o moderne che fossero. La poverina era convintissima di chiamarsi Susan, ma poi Voi avete pensato bene di cambiarle il nome in Catherine! All’inizio neanche lei ricordava di essere stata battezzata diversamente, e quando la chiamavano “Catherine” non rispondeva neanche. Problema che io, fortunatamente, non ho avuto, perché per me era sempre la cara Miss Morland.
Persino con i fiori, la cara Sus… Catherine sembrava non avere un’opinione propria, ma era pronta a lasciarsi influenzare dai gusti degli altri. Possibile che non avesse una predilezione per un fiore in particolare, e che sia stato solo l’affetto per mia sorella a insegnarle ad amare i giacinti?
E, ritornando alla sua passione per i romanzi gotici, possibile che li ritenesse così realistici da pensare le cose più turpi anche di persone appena conosciute, solo perché abitavano in un’antica abbazia, con il giusto mobilio e gli opportuni cunicoli? Anche se, con il senno di poi, forse fece bene ad avere un’istintiva fiducia nella crudeltà di mio padre.
Perché, devo ammetterlo, il voltafaccia meschino e ingiustificato di mio padre è stato la mia fortuna. La sua scelleratezza nel cacciarla di casa è riuscita a far tirar fuori un bel po’ di carattere a Sus… a Catherine, che all’atto pratico si è rivelata una vera eroina. Ancora non riesco a credere che l’abbia cacciata dall’Abbazia in piena notte e l’abbia fatta tornare a Fullerton senza un servitore e, quel che è peggio, senza un soldo per il viaggio! Grazie al cielo ci ha pensato Eleanor…
…e Voi, immagino, che l’avete protetta per tutto il tragitto e avete fatto sì che non le accadesse nulla. Le avete dato solo un’esperienza di cui fare tesoro per farla maturare. E per farle dimenticare le folli avventure dei romanzi gotici, visto che la sua avventura notturna superava di gran lunga qualsiasi pericolo in cui le eroine di quelli si fossero imbattute.
Quando le ho fatto la mia proposta quasi mi aspettavo che mi rifiutasse, non solo perché era una vostra eroina (e le vostre eroine, non mi stancherò mai di ripeterlo, non si fanno scrupolo di rifiutare un buon partito, se non va loro a genio), ma per il modo ignobile in cui l’aveva trattata mio padre. Chi avrebbe desiderato un simile suocero dopo essere stata vessata così da lui? Se il suo amore fosse stato meno sincero, di sicuro avrei ricevuto un rifiuto netto (ancor più netto di quello che Mr. Darcy ricevette da Miss Elizabeth Bennet, forse). Ma, per mia fortuna, Sus… Catherine mi ha accettato.
Pertanto, sebbene non sappia ancora se doverVi dei ringraziamenti o delle rimostranze,
Vi invio i miei (più o meno)
Cordiali saluti,
Henry Tilney
P.S. Comunque voglio renderVi noto che io e la mia amata consorte abbiamo deciso che, in privato, lei sarà sempre la mia Susan!