La giuria composta da Gabriela Podda, Liliana Rampello, Giuseppe Ierolli, Patrizia Mureddu e Alessandra Ghiani ha espresso la seguente motivazione per l’assegnazione del terzo posto alla lettera scritta da Patrizia Lello:
Ispirato a “Lady Susan”, romanzo epistolare giovanile di Jane Austen, il componimento si distingue per l’originalità, l’ironia, l’accuratezza stilistica. Il metatesto restituisce consistenza a un personaggio austeniano, che assurge a nuova vita per diventare parte di una storia ancora da scrivere. Pregevole l’interazione con i temi e i mondi narrativi della scrittrice inglese, qui esplorati con il riguardo di un’ammiratrice, ma anche l’con attenzione alla forma e alla sostanza richiesta dalla gara letteraria.
La lettera
Bath, Ottobre 1815
Gentile Miss Austen,
vi chiederete chi vi importuna invadendo la quiete di Chawton ma, poiché il mio nome non vi direbbe nulla, mi prendo la licenza di ometterlo.
Vi basti sapere che io sono una scrittrice. A lady che non desidera altro che dare vita a trame e personaggi, tanto meglio se assomigliano ai vostri. Sussultate per la mia presunzione? Vi prego, sospendete ogni giudizio fino a quando non vi avrò raccontato tutto.
Comincerò dall’inizio: mi trovo nella perla del Somerset, località sopravvalutata a mio avviso, a causa delle insistenze di mia cugina, Mrs Braxton. Per suo interesse personale – ossia fuggire temporaneamente ai suoi numerosi marmocchi – ha preteso che mi mostrassi stremata per aver dato alle stampe un mio romanzetto ove si parla d’amore e di guerra e che richiedessi cure termali per le quali lei stessa si offriva come chaperon.
Tutti dicono che sia impossibile annoiarsi a Bath e che il rito dell’acqua sia un momento di sublime mondanità. Forse – e badate, dico forse – quando non piove a dirotto da giorni e la gente interessante non è migrata altrove. Cosa quest’ultima di cui sono stata fermamente convinta fino a ieri quando l’incontro con una persona molto interessante ha dissipato ogni tedio.
Tralascerò i particolari – la Pump Room con il suo andare e venire di dame e gentiluomini – per dirvi che mia cugina ed io siamo state avvicinate da una signora dal volto dolce e insieme imperioso, dall’eloquenza raffinata ed insieme spiccia, dall’abbigliamento elegante e insieme ardito. Insomma, non andrò troppo per le lunghe: davanti a noi, desiderosa di iniziare una conversazione, stava Lady Susan Vernon. Non certamente la vostra eroina di carta e inchiostro ma quella Lady S. che giura di essere stata la fonte della vostra ispirazione.
Da alcuni particolari che mi ha fornito non ho potuto fare altro che crederle. Peccato fosse veramente … alterata nei vostri confronti! Ha affermato, infatti, che avete approfittato della sua generosità tracciando un’immagine molto discutibile della sua vita, che lei stessa vi aveva narrato per dare a voi, scrittrice alle prime armi, materiale per un romanzo.
“Oserei dire che abbia infangato la mia reputazione!” ha concluso indignata.
Penso, tuttavia, che l’affronto peggiore sia stato quando a domanda, voi – così giura – avete risposto che non avevate tempo per correggere e chiarire.
“Altre ben più importanti storie e personaggi mi occupano mente e cuore. Voi siete e resterete un personaggio minore per un romanzo minore” così le avete risposto.
Lady S., ora che la vita la incalza con minor ardore e ha da dedicare all’affronto molto più di un pensiero stizzito, ha preso una decisione.
“Volete essere voi ad impugnare la penna che racconterà la mia verità e che mi renderà protagonista?” mi ha chiesto al termine della sua esposizione.
“Sì, lo voglio”, ho risposto io con un entusiasmo di cui non darei prova nemmeno sull’altare, se mai un giorno troverò un uomo degno d’amore.
Ma ora non posso non rendervi partecipe di tutte le motivazioni che mi hanno spinto a dire sì.
Voi capirete che quando un tale Personaggio (un vostro personaggio con la maiuscola e non a caso) bussa alla porta dell’ingegno, rispondere no, grazie, soltanto per un malinteso senso di rispetto nei vostri confronti, sarebbe stato veramente sciocco e miope più per voi che per me. Perché io sono certa che, seguendo il mio esempio, presto plotoni di signore e signorine troveranno l’ardire d’intingere la penna là dove voi l’avete intinta così che le storie di Elizabeth e di Marianne, di Fanny e di Elinor, e di tutte le altre di cui scriverete in futuro, si moltiplicheranno. In tal modo arricchiranno a dismisura la vostra Fama (con la maiuscola e non a caso) e vi renderanno Immortale (con la maiuscola e non a caso). Credetemi, qualcuno un giorno, sull’onda di questo successo mondiale ed eterno, scriverà di voi e con buona ragione: “l’artista più perfetta tra le donne”. Non sono visionaria ma profetica.
Potevo, quindi, rinunciare ad attingere ad un frammento della suddetta Fama come epigone, seguace o imitatrice che dir si voglia?
Perché allora questa lettera quando la decisione è già stata presa e le motivazioni, in gran parte disinteressate, mi giustificano agli occhi vostri e del resto del mondo?
Perché ho bisogno, carissima Miss, che guidiate la mia mano. Forse non parlerò solo di due o tre famiglie e non di un unico villaggio di campagna né potrò trasformare Lady S. – per mancanza di materia prima – in una Eroina tutta virtù, saggezza e sentimento; leggerò, tuttavia, le vostre parole con tale intensità che un frammento della vostra arte passerà alla mia penna. La trasformerà in un “pennello così fine da lavorare su un pezzettino di avorio largo due pollici”.
In ogni caso, vi prego di considerare la mia impresa sempre e solo come un devoto omaggio alla vostra Arte (con la maiuscola e non a caso) .
Con eterna stima.
A lady